mercoledì 26 giugno 2013

Una donna al Consiglio dell' Ordine degli Ingegneri della Provincia di Bari

 
Una donna si propone per il rinnovo del Consiglio dell'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Bari.
un ordine solitamente declinato al maschile ve ne do notizia ed inserisco tutte le informazioni. Mi sembra una bella sfida
 

 

laureata con lode nel 1977, e nel 1980  ricercatrice confermata; nel 1996 professoressa associata. Il “Sole 24 ore” l' ha definita tra le 9 donne straordinarie del Sud Italia per la sua attività di ricerca industriale. relatrice di laurea di diverse centinaia di giovani ingegneri e, per molti,  promotrice del loro inserimento.
Attualmente professore ordinario di Geoingegneria Ambientale.http://www.unadonnaeilcambiamento.it/it/pages/concetta-giasi.htm

Insieme a lei un'altra donna da sostenere GERMANA PIGNATELLI  candidata nella lista della GIASI.
Germana oggi è impegnata in diverse attività a supporto delle Pubbliche Amministrazioni come esperta di processi decisionali inclusivi e, cofondatrice di una bella realtà lavorativa: Elaborazioni.org.
Credo che la sua capacità di trasformare il lavoro di ingegnere a sua misura possa costituire un valore aggiunto per il rinnovo l'Ordine e per la necessità di guardare oggi ad una professione profondamente mutata nel corso degli anni.
Infine, per non tediarvi oltremisura, vi chiedo uno sforzo nel votare l'intera lista perchè il cambiamento sia realmente possibile, o, laddove non direttamente possibile (perchè non siete ingegneri), di passare parola!

spot2 QUALE LA LISTA PIU' GIOVANE?: http://www.youtube.com/watch?v=7SyUNNb_CzE

lunedì 24 giugno 2013

immagini nemiche

visto a Mola di bari

Perche un triste negozio di abbigliamento femminile, in un paese in provincia di Bari, ha sentito il bisogno di una insegna così vergognosa per pubblicizzarsi?
Non c'è rapporto tra la merce in vendita, peraltro modesta e l'insegna volgarmente provocatoria .
Quanto ancora dobbiamo sopportare questo racconto dell'immagine femminile?
La violenza che si cela è devastante per tutti noi
È possibile una “rivoluzione” culturale che dimentichi i luoghi comuni sessisti?
In  Rai va in onda il provocatorio spot della terza edizione del premio “Immagini amiche”: donne che parlano con voci di uomini e diventano la metafora di quanto la società viva sempre più di luoghi comuni creati da una cultura prevalentemente maschile
L’iniziativa promossa dall’UDI (Unione donne in Italia), dal Parlamento europeo ed è sostenuta da TP, la storica associazione di pubblicitari.
Purtroppo dall’inizio del Novecento ad oggi la donna è rimasta soggetto-oggetto di messaggi per la promozione di prodotti. Appare ingabbiata in stereotipi filtrati dallo sguardo e dal desiderio sessuale degli uomini.
Riusciremo a cambiare?

giovedì 20 giugno 2013

Io so' Carmela: e anche noi. 21 giugno presidio al Tribunale di Taranto. 6 luglio manifestazione nazionale a Roma

21 giugno 2013, h. 9,30 Presidio davanti al Tribunale di Taranto: le donne ancora una volta presidieranno l'aula del tribunale. E poi il 6 luglio manifestazione nazionale a Roma: contro lo stupro, la violenza domestica e il femminicidio.

Ho cominciato un diario, l'ho chiamato la storia più brutta della mia vita, scrisse la bambina Carmela. La storia più brutta della sua vita, e anche l’ultima - a cui ha messo fine un suicidio di bambina, volata giù dal settimo piano. Quella storia oggi è rappresentata in un fumetto, da Alessia Di Giovanni e Monica Barengo.
Domani saranno in tribunale alcuni fra gli uomini accusati di aver stuprato quella bambina, quando aveva solo 12 anni.
Una bambina che, violentata più volte e da più uomini, quando ha deciso di denunciare ha dovuto pagare il più classico sovrapprezzo inflitto alle donne violentate: la colpevolizzazione di chi se l’è cercata. Parlando di uno di "quelli che mi hanno svuotato", Carmela scrive: Mi diceva sempre che ero bella. È bello quando ti dicono che sei bella. Ti senti di essere qualcosa. Invece non sei niente.  
Il primo tentativo di violenza, nel 2006, fu archiviato per due volte di seguito: sarebbe stato un marinaio: "un caso senza prove”. Dopo quell'episodio i servizi sociali del Comune la mandando in comunità. Ho paura del dubbio perché ho visto Boogeyman [l'uomo nero, ndr], scrive. Continuo a piangere. Voglio morire. Non vedo l'ora di vedere i miei. Torna a casa nei weekend, ma un giorno, da casa scappa: quattro giorni in cui viene stuprata tre volte. Prima da un minorenne, che l'avrebbe poi consegnata a un 50enne – quando riesce a scappare chiede aiuto a un giovane amico: Volevo restare abbracciata a lui. Ma anche lui con la forza la costringe a letto. Scappa per strada e qui viene fermata da altri due, di 26 e 27 anni. La portano sul loro camper e - secondo l’accusa - anche loro abusano di lei, contemporaneamente.
Stuprata tre volte in quattro giorni, da cinque persone diverse, di cui due minorenni: loro quasi 17 anni, lei 12, ma “era consenziente! Nessuno stupro", hanno giurato in aula. E va bè, so’ ragazzi: avete sbagliato, andate e ora non fatelo più. Il processo ai tre maggiorenni, invece, ha avuto corso: prossima udienza domani, 21 giugno; l'ultima il 12 luglio. Poi la sentenza.
A 6 anni dal fatto, per ora nessuno di loro ha mai fatto un solo giorno di carcere.
Venite tutte. "Con Carmela nel cuore!", al Tribunale di Taranto, h. 9,30, viale Marche ang. Corso Italia.















mercoledì 19 giugno 2013

194 è divenuta un affare di uomini!

Perchè in Italia tutte le questioni non trovano uno spazio di discussione ma solo sterili  contrapposizioni?
Perche in Italia le donne devono sempre lottare anche per diritti acquisiti?
Le donne oggi  hanno posto un problema: di fatto la legge 194 è una legge mal applicata. anche in Puglia.
E questo l'hanno detto analizzando dati ed incrociando percentuali. Hanno visitato fatiscenti consultori ed hanno parlato con le donne che richiedono l'interruzione di gravidanza e con le donne che negli ospedali lavorano.
Hanno costruito eventi pubblici per denunciare tutto questo( come già riportato in questo blog),  hanno raccontato la lenta  ma inesorabile  demolizione di  tutto l'impianto di una legge che doveva garantire una maternità responsabile e togliere le donne dalla clandestinità.
Tutto questo agire,  ha creato un pericoloso corto circuito per cui, la 194 è divenuta un affare di uomini!
Un uomo, direttore di una Asl, ha nominato, a capo di un settore delicato quale quello materno infantile, un uomo, obiettore di coscienza da sempre contrario alle interruzioni di gravidanza. e quando le donne si sono ribellate un crescente numero di uomini è corso in soccorso ed  hanno cominciato a scrivere banalità. 
questa l'ultima in ordine cronologico: 
Marmo: “Giù le mani dall'obiezione di coscienza”

Il Consigliere Regionale PDL Nino Marmo, Vice-Presidente del Consiglio Regionale, ha diffuso la seguente nota:
“ E’ in atto a tutti i livelli una campagna volta a punire ed intimidire i medici obiettori di coscienza in relazione agli aborti ex-legge 194. E’ un’ulteriore manifestazione di quell’incombente “Stato etico” all’incontrario la cui eticità di regime è il “politicamente corretto”, che si vorrebbe imporre extra omnes con obblighi e divieti, in una sorta di santa inquisizione di rito nichilista, fino a discriminare razzisticamente perfino tra gli assassini a seconda del sesso della vittima.
E’ una palese e scorretta manipolazione della stessa legge 194, che non è- o comunque non ci era stata rappresentata- una legge “pro aborto”, ma per la maternità responsabile, e che contempla senza ipotizzare discriminazione alcuna il diritto all’obiezione di coscienza da parte di chi, medico o altri, crede che il diritto alla vita sia il primo ed il più sacro.
In Puglia il tentativo di colpirla è stato già effettuato dalla maggioranza vendoliana, in questo precorritrice delle attuali posizioni di SEL, ma fu respinto con perdite da una sacrosanta sentenza del TAR Puglia.
Speriamo che non ci provino più. Speriamo anzi che la Regione non dimentichi di incentivare i consultori, anche quelli che si propongono di sostenere concretamente la maternità quando si manifesta, e non soltanto di reprimerla.””

lunedì 17 giugno 2013

la precisazione dell'associazione Undesiderioincomune-Bari a proposito della nomina del prof. Filippo Boscia


A PROPOSITO DELLA NOMINA DEL PROF. FILIPPO MARIA BOSCIA A RESPONSABILE DEL DIPARTIMENTO MATERNO-INFANTILE DELLA ASL BARI




La Legge 194 ha 35 anni, è stata confermata da un referendum e da varie sentenze della Cassazione che hanno respinto i numerosi attacchi e tentativi di svuotarla.

Vale la pena fare questa premessa perché abbiamo la sensazione che, quando si affrontano questioni che riguardano la salute delle donne e il loro diritto/scelta/libertà di decidere, le enunciazioni di principio si sprecano e i dati di realtà vengono (colpevolmente o per ignoranza) oscurati.

Spiace dunque dover ricordare al Dott. Luigi D’Ambrosio Lettieri- Senatore della Repubblica – che le leggi vanno rispettate nei fatti, cioè applicate e non solo incensate.

Conseguentemente, una legge dello stato italiano –quale è la Legge 194– va applicata anche all’interno della ASL di Bari.

Siamo preoccupate per la scelta che la Direzione Generale della ASL BA ha compiuto assegnando al Prof. Filippo Boscia la responsabilità del Dipartimento Materno-Infantile per alcune semplici ragioni, non solo politiche: ci sembra, infatti, che questa nomina rischia di insabbiare i processi applicativi della Legge 194.

Spieghiamo perché:

  • nelle Linee guida sui Punti nascita, varati dal Ministro Fazio, si ribadisce che l’abbattimento del numero dei parti cesarei –oltre che la chiusura dei punti nascita inefficienti– costituiscono criteri valutativi essenziali dell’operato dei Direttori di Unità Operative Complesse e dei Direttori Generali delle ASL;
  • ancora soltanto pochi giorni fa la Ministra Lorenzin ha correttamente recepito le preoccupazioni sollevate da 9 mozioni presentate alla Camera dei Deputati da altrettanti gruppi parlamentari ed ha sostenuto con forza il principio che l’obiezione di coscienza non può assolutamente essere ostativa alla applicazione della Legge 194. Vale dunque la pena ricordare a tutti –e in primis al Direttore Generale della ASL Bari, dott. Colasanto– che presso l’Ospedale Di Venere, diretto in questi anni dal prof. Filippo Boscia il tasso di parti cesarei è il più elevato dell’intera ASL BA e il numero di interventi di interruzione di gravidanza è praticamente inesistente. Quindi, detto con il linguaggio della valutazione manageriale: il Prof. Boscia non poteva fare peggio!!! Sono questi dati nudi e crudi che ci fanno disapprovare la scelta fatta dalla Direzione Generale della ASL. A questa contrarietà si aggiunge quella legata alla decisione che la Direzione Generale della ASL Ba ha assunto per tentare di risolvere il problema che si è determinato dopo la scelta del personale dell’Ospedale San Paolo di Bari di dichiarare l’obiezione di coscienza e che ha determinato una sostanziale interruzione del servizio di IVG nel pubblico a Bari. La Legge 194 prevede che il servizio di interruzione di gravidanza deve essere incardinato all’interno di un reparto di Ostetricia e Ginecologia con spazi dedicati all’uopo. Pertanto, la scelta operata in questi giorni dalla Direzione Generale della ASL BA di prevedere un presidio per le IVG presso l’Ospedale di Triggiano (ospedale privo di reparto di degenza e di Rianimazione) si pone automaticamente contro la Legge 194 perfino in quella parte applicativa dell’aborto medico (RU486) per il quale il precedente Governo a guida del centro-destra ha previsto un ricovero ordinario. A questo punto sorge una domanda: perché non organizzare il Servizio di IVG presso gli ospedali Di Venere e San Paolo che sono nelle condizioni logistiche idonee a garantire l’applicazione della Legge 194? Questo soltanto ci preme: la corretta applicazione di una legge dello Stato italiano per consentire alle donne di poter scegliere sul proprio corpo e sulla propria vita in maniera libera e consapevole. Non siamo contrarie alla nomina perché il Prof. Boscia si dichiara cattolico; lo siamo perché si è pervicacemente impegnato negli anni per creare una situazione in cui di fatto la Legge 194 viene –qui sì con “insopportabile pregiudizio”- sistematicamente disapplicata e quindi violata.                                   
  • UnDesiderioInComune - Bari



Obiezione di coscienza Zullo (PdL): “E' in pericolo la nostra libertà”

vi ricordate il Consigliere Ignazio Zullo?
é  quel signore che nell approvazione della prpoposta di legge sul 50/50 per la modifica in chiave di genere per le elezioni nella Regione Puglia, chiese il voto segreto in Consiglio regionale. Lui ed altri 5 affossarono la nostra legge per la quale avevamo raccolto ben 30.000 firme!
una legge che prevedeva, nelle consultazioni elettorali, la doppia preferenza, ora diffusa in tutti i Comuni italiani al di sopra dei 5.000 abitanti. Con il loro voto segreto  decisero che facevamo paura e con un vergognoso silenzio cancellarono trentamila firme !
Questa è breve  storia di ieri ma oggi ecco cosa dichiara il Consigliere amico delle donne (?) a fronte di una ribellione delle stesse per la nomina  di un Presidente, noto obiettore di coscienza, a capo  della struttura che dovrebbe garantire tutto il processo materno/infantile nelle Asl
Obiezione di coscienza Zullo (PdL): “E' in pericolo la nostra libertà”
Nota del Capogruppo PdL in Consiglio regionale, Ignazio Zullo.
Stiamo tanto lottando contro l’omofobia per elevare le sensibilità e la cultura del rispetto delle dignità delle persone e dei diritti di uguaglianza sanciti dalla nostra Costituzione e ci ritroviamo di fronte alla fobia dell’obiezione di coscienza invocata per generazioni come diritto inalienabile proprio da coloro che oggi la vorrebbero negare ed elevare a colpa in campo ostetrico-ginecologico.
Il dolore è forte nel ritrovarci sempre e comunque sul doppio binario, un doppiopesismo non accettabile sopratutto perchè l’obiezione di coscienza è stato sempre un valore ben difeso e condiviso dalla sinistra culturale e politica, dal rifiuto del servizio militare alla proposta del presidente Vendola di consentire ai medici di non dichiarare gli immigrati clandestini da loro curati.
E ora invece, proprio da Sel e dalle sue donne, sulla scia di una mozione per cancellare l’obiezione del personale sanitario alle pratiche abortive, arriva la scomunica per il Presidente Nazionale dell’Associazione Medici Cattolici Italiani, ginecologo obiettore, e la condanna al rogo per chi l’ha nominato Direttore del Dipartimento Materno-Infantile nell’ASL BARI.
L’evento è vissuto da quelle donne come un lutto e la ferita narcisistica si fa più profonda e dolorosa per loro nel pensare che possa essere accaduto nella Puglia di Vendola.
E’ il segno dell'arroganza della politica e dell'ideologia, ai danni della libertà di espressione e di autogoverno deontologico delle professioni. L'obiezione di coscienza è scelta etica, connessa ai codici valoriali e deontologici della comunità professionale e alla responsabilità individuale. Guai a sottoporla alle ondivaghe posizioni delle ideologie della politica.
La prepotenza di certi ambienti politici sembra proprio senza fine. Da un lato si vorrebbero allargare i diritti civili a quello degli omosessuali ad accedere al matrimonio e dall’altro si vorrebbe cancellare il diritto sancito e riconosciuto in Italia e in Europa, degli operatori sanitari a non partecipare ad interventi abortivi.
Il pericolo è grande e mina la nostra libertà di espressione, di pensiero e di coscienza. Ieri è successo a me, in Consiglio regionale, essere offeso da Vendola per non aver condiviso le sue posizioni, oggi succede ad un validissimo professionista, domani succederà a chiunque non si allinea ad un pensiero ideologico la cui forza non si fonda sull’esercizio e il culto delle regole democratiche ma sulla gestione autoritaria del potere”./comunicato

sabato 15 giugno 2013

Il Barletta pride

Barletta non è l'anacronistica sacca di oscurantismo che qualcuno vorrebbe che fosse. Se ne ricordino, gli Alfarano


mercoledì 12 giugno 2013

Molfetta : La Sindaca, la Sindaco, il Sindaco: Auguri a Paola, alle donne e a Molfetta: ora cambiamo la città e confrontiamoci in Puglia.

“Francesca, non mi piace il linguaggio di genere ma credo che un giorno riuscirai a convincermi”, mi disse Paola Natalicchio, la giovane giornalista che ora è “la Sindaca di Molfetta”, come scrive bene Francesco Strippoli del Corriere del Mezzogiorno, che ha vissuto anni e anni di best practises di donne pugliesi ovunque e che ha anche delle colleghe niente male in redazione.
Poi il calvario di mia nonna 105enne in ospedale, e non sono stata disturbata per integrare il programma su politiche di genere ed altro.

Ma Paola è una persona molto ricettiva, difatti è stata stravotata e credo saprà ascoltare molto delle best practises delle donne della Puglia migliore. Del resto ha avuto esperienze da giornalista a Roma in centri antiviolenza e il programma reca proprio il segno forte del centro antiviolenza, partorito insieme.

Proprio il tema della violenza alle donne (mi piace usare la parola “alle” per indicare l’elemento relazionale) è stato il tema di una bellissima iniziativa tenutasi in uno dei quartieri più poveri di Molfetta, in piazza San Michele, alle porte di piazza Paradiso.

Del contributo pesante dato dalle donne pugliesi a questa vittoria ho già parlato. E sono sicura che Paola saprà rispettare il perfetto equilibrio di genere, non tanto perché è un elemento ormai acquisito dalla giurisprudenza nazionale, ma perché è stato il primo segnale della crisi di una Politica e di politiche che non funzionavano a Molfetta. E le due cose vanno tenute insieme.

E, del resto, la legge 215/2012 sulla doppia preferenza alle comunali, a cui l’esperienza delle donne pugliesi ha tanto contribuito, ha permesso di eleggere molte donne. Ringrazio le elette, le candidate, le non candidate che hanno dato un contributo importante. E’ dall’appello di Vorrei, che ha raccolto 200 firme di donne molfettesi e che in tante abbiamo promosso, che si è fatto il decisivo salto di qualità. In una comunità importantissima che abbiamo saputo creare, in cui i signori uomini cominciano a rivedere la propria identità di genere così come storicamente costruita, e vedere piccoli atti in questo è un segnale importante.

Qualche “illuminazione” (cito la colonna sonora della campagna elettorale, Ti porto via con me di Jovanotti)? Un poderoso bilancio di genere; un piano dei tempi della nostra città; progettare con un’ottica di genere l’espansione di una città già troppo espansa e con poco agro, la riqualificazione delle aree in disuso, l’arredo urbano, la mobilità urbana anche con gli agognati taxi collettivi notturni; il microcredito al femminile; un fermo no alle pubblicità sessiste; il registro delle unioni civili; un welfare attento alle donne e quindi a tutte le differenze; iniziative costanti con consultorio, ospedale e scuole sulla salute delle donne.

E che non sia una lista della spesa: la prima ottica di genere è la partecipazione e il confronto costante con la città, nonché con le esperienze pugliesi e non, con cui tanto si è costruito.

Pertanto mi piacerebbe, e ho già parlato con qualcuna di noi, che questo blog organizzasse e mettesse insieme, in autunno, esperienze già consolidate ed esperienze che muovono i primi vagiti di best practises di genere per ragionare insieme su come non lasciare solo sulla carta e sull’inchiostro i diritti delle donne.

Intanto permettetemi di essere molto felice: credo che esperienze come quella di Molfetta abbiano molto da insegnare, di rimando, a tutte le forme della politica, in una fase di profonda crisi della partecipazione. Per dirla in commovente ovvio, la connessione sentimentale con il popolo e con ciascuna persona. E che sia un felice addomesticamento. Facciamoci gli auguri.
Francesca la Forgia - Avvocata


lunedì 10 giugno 2013

Una interessante analisi del voto da Manduria (Ta)


I RISULTATI DELLE DONNE NELLE AMMINISTRATIVE 2013

doppia preferenza


In attesa di conoscere i risultati del ballottaggio, e vedere cosa accade in termini di presenza femminile, negli organi di Governo, qualche considerazione sui numeri delle ultime elezioni, in considerazione della applicazione della doppia preferenza nell'espressione del voto e del numero minimo richiesto di donne nelle liste presentate in questa tornata elettorale.

Come prima riflessione si può affermare che qualche frutto, in termini di riequilibrio di genere, è stato raccolto almeno per il momento:

La presenza femminile nelle liste, è stata del 41,43% (170 donne su un numero complessivo di candidati di 420).

Le preferenze espresse per le donne hanno rappresentato il 36,50% (6.664 voti su complessivi 18.256).

Le amministrative del 2010 fecero registrare una presenza femminile nelle liste pari al 18% (62 donne su 284 uomini).

E' vero che quest'anno le presenze dei candidati complessivi sono quasi raddoppiate, ma è interessante notare l'ncremento percentuale di oltre il doppio rispetto alle presenze in lista.

Quello che ora è importante è capire quante donne entreranno a far parte del Consiglio Comunale, quante in Giunta, e soprattutto con quali ruoli, e quali programmi il nuovo Governo cittadino avrà intenzione di mettere in campo per attuare una governance rispettosa delle politiche di genere, e a dir la verità, non ne abbiamo sentite molte di forze politiche che hanno espresso questa volontà contemplano un'azione precisa nei loro programmi elettorali.

Ci auguriamo da donne, da cittadine, da elettrici che chiunque vada a governare abbia veramente voglia di realizzare un percorso che tenga conto dei bisogni e dei desideri di tutte e tutti e metta in atto, anche attraverso questo, il vero cambiamento di cui si è tanto parlato!



Queste le risultanze delle varie coalizioni, partiti e movimenti che hanno concorso in questa tornata elettorale:







 
COALIZIONE PDL
TOT.DONNE
32
TOTALE VOTI
5485
TOT.VOTI DONNE
1505
% VOTI DONNE
27,44%




TOTALE
360
TOTALE VOTI VERDI
937
% VOTI DONNE
38,42%




TOTALE
121
TOT. VOTI R. SALENTO
230
% VOTI DONNE
52,61%




 
TOTALE COALIZIONE MANCINO
TOT.N° DONNE
19
VOTI TOTALI
1006
VOTI DONNE
501
% VOTI DONNE
49,80%




TOTALE
157
TOTALE VOTI MOV. 5 STELLE
391
% VOTI DONNE
40,15%




TOTALE
447
TOTALE VOTI MAND. MIGLIORE
1019
% VOTI DONNE
43,87%




TOTALE COALIZIONE PD
 
TOT.N° DONNE
47
VOTI TOTALI
4164
VOTI DONNE
1634
% VOTI DONNE
39,24%




TOTALE COALIZIONE MASSAFRA
 
TOT.N° DONNE
40
VOTI TOTALI
5024
VOTI DONNE
1939
% VOTI DONNE
38,59%



Le più votate

NOMINATIVO
LISTA
N° VOTI
1 Giuliano Maria Girardi 337
2 Quaranta Emma PD 266
3 Minonne Marita Mand.Futura 231
4 Pasanisi Maria Giovani per Manduria 199
5 Calò Lucia PDL 195
6 Capuzzimato Vincenza PD 174
7 Brunetti Anna PDL 173
8 Pezzarossa Maria PDL 149
9 De Fazio M.Pia PD 143
10 Giannini M.Simona Proposta per Manduria 137





Maria Pasanisi

Responsabile gruppo di lavoro Politiche di Genere

Movimento politico culturale "Giovani per Manduria"

martedì 4 giugno 2013

Mi piace condividere questo articolo bellissimo con tutte Voi

Nuovo articolo su Lunanuvola's Blog

Hanno deciso di ucciderla

by lunanuvola

La Corte Suprema del suo paese, El Salvador, ha deciso di ucciderla, con quattro voti contro uno, perché “i diritti della madre non possono essere privilegiati contro quelli del feto.” Un feto a cui mancano parte del cervello e della scatola cranica, che non sopravviverà comunque al parto, ma che mette a serio rischio la vita della madre, “Beatriz”.
Beatriz ha 22 anni ed un altro bimbo di 14 mesi per il quale, unica dichiarazione rilasciata alla stampa, vorrebbe “continuare a vivere, per proteggerlo e crescerlo”. Ora è nella 26^ settimana di gravidanza, ma è da marzo scorso che i medici chiedono il permesso di effettuare un aborto terapeutico per salvarle la vita. Sempre negato. Beatriz soffre di lupus ed è sopravvissuta a stento alla gravidanza precedente.
A nulla sono servite le proteste delle organizzazioni femministe, gli interventi delle Nazioni Unite (Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani), di Amnesty International, di Human Rights Watch, eccetera. Il Presidente Mauricio Funes si è rifiutato di intervenire perché si tratterebbe di “sfruttamento del caso a scopi elettorali” e “Beatriz è l'unica che ha il diritto di prendere una decisione”: solo che in un paese che criminalizza totalmente l'interruzione di gravidanza questo diritto, come Funes sa benissimo, Beatriz NON ce l'ha. Funes ha una considerevole faccia di bronzo, visto che quando correva per la presidenza era favorevole alla revisione delle leggi in materia e che il suo partito (di sinistra!!!!) sostiene la decriminalizzazione dell'aborto. Ma dopo la richiesta della chiesa che tutti i candidati alla presidenza definissero la loro posizione in merito, il signore si esibì in un clamoroso voltafaccia: dev'essere proprio un esperto in materia di “sfruttamento a scopo elettorale”.
Nel Salvador l'interruzione di gravidanza era permessa, sino al 1998, nei casi di stupro, incesto, rischio per la vita della madre o gravi anomalie del feto. La legge successiva ha mandato in galera oltre 600 donne, alcune delle quali con sentenze superiori ai 30 anni, per aver abortito. Ventiquattro di esse sono state accusate di “omicidio aggravato” per aver avuto un aborto spontaneo o perché il bambino era nato morto. I medici hanno l'obbligo di denunciare alla polizia le loro pazienti e le donne che cercano assistenza sanitaria dopo un aborto sono ammanettate ai loro letti d'ospedale. Ovviamente, gli aborti clandestini sono la seconda causa di mortalità materna nel paese.
La chiesa cattolica del Salvador sta facendo molto rumore, con arcivescovi e altre autorità che rilasciano dichiarazioni francamente disgustose (“Vedo già come i bisturi uccideranno i bambini domani”, “E' il bambino che è in pericolo, c'è un movimento che vuole ucciderlo”). Assieme alla Corte Suprema e al Presidente, si sporcheranno le mani del sangue di Beatriz senza problemi: in più, loro possono lavarle nell'acqua santa.
Change.org ha organizzato una petizione che chiede al Papa di intervenire. Se pensate che possa servire a qualcosa (io sono molto pessimista) è a questo indirizzo:
Perché sono pessimista su Papa Francesco? Be', quando dice qualcosa del tipo “il Signore ci ha redenti tutti, anche gli atei” come ha fatto di recente, una cosa in sé abbastanza innocua e di certo compassionevole dal suo punto di vista, la sua stessa gente si incarica di smentirlo (e di mandare sull'ostia, è il caso di dirlo, la sua presunta “infallibilità”). Il reverendo Thomas Rosica, uno dei portavoce del Vaticano, ha infatti corretto il tiro dicendo che no, la gente che conosce l'esistenza della chiesa cattolica e la rifiuta, o la lascia se c'era dentro, “non può essere salvata”. Chiunque nasca in un'altra fede, o scelga un'altra fede, o non ne scelga nessuna ha solo le infinite fiamme dell'inferno davanti a sé. E' un sollievo, sapete. L'idea di trovarmi in paradiso con l'arcivescovo di San Salvador o con Rosica era francamente intollerabile. Maria G. Di Rienzo