“Francesca, non mi
piace il linguaggio di genere ma credo che un giorno riuscirai a
convincermi”, mi disse Paola Natalicchio, la giovane giornalista
che ora è “la Sindaca di Molfetta”, come scrive bene Francesco
Strippoli del Corriere del Mezzogiorno, che ha vissuto anni e anni di
best practises di donne pugliesi ovunque e che ha anche delle
colleghe niente male in redazione.
Poi il calvario di mia
nonna 105enne in ospedale, e non sono stata disturbata per integrare
il programma su politiche di genere ed altro.
Ma Paola è una persona
molto ricettiva, difatti è stata stravotata e credo saprà ascoltare
molto delle best practises delle donne della Puglia migliore. Del
resto ha avuto esperienze da giornalista a Roma in centri
antiviolenza e il programma reca proprio il segno forte del centro
antiviolenza, partorito insieme.
Proprio il tema della
violenza alle donne (mi piace usare la parola “alle” per indicare
l’elemento relazionale) è stato il tema di una bellissima
iniziativa tenutasi in uno dei quartieri più poveri di Molfetta, in
piazza San Michele, alle porte di piazza Paradiso.
Del contributo pesante
dato dalle donne pugliesi a questa vittoria ho già parlato. E sono
sicura che Paola saprà rispettare il perfetto equilibrio di genere,
non tanto perché è un elemento ormai acquisito dalla giurisprudenza
nazionale, ma perché è stato il primo segnale della crisi di una
Politica e di politiche che non funzionavano a Molfetta. E le due
cose vanno tenute insieme.
E, del resto, la legge
215/2012 sulla doppia preferenza alle comunali, a cui l’esperienza
delle donne pugliesi ha tanto contribuito, ha permesso di eleggere
molte donne. Ringrazio le elette, le candidate, le non candidate che
hanno dato un contributo importante. E’ dall’appello di Vorrei,
che ha raccolto 200 firme di donne molfettesi e che in tante abbiamo
promosso, che si è fatto il decisivo salto di qualità. In una
comunità importantissima che abbiamo saputo creare, in cui i signori
uomini cominciano a rivedere la propria identità di genere così
come storicamente costruita, e vedere piccoli atti in questo è un
segnale importante.
Qualche “illuminazione”
(cito la colonna sonora della campagna elettorale, Ti porto via con
me di Jovanotti)? Un poderoso bilancio di genere; un piano dei tempi
della nostra città; progettare con un’ottica di genere
l’espansione di una città già troppo espansa e con poco agro, la
riqualificazione delle aree in disuso, l’arredo urbano, la mobilità
urbana anche con gli agognati taxi collettivi notturni; il
microcredito al femminile; un fermo no alle pubblicità sessiste; il
registro delle unioni civili; un welfare attento alle donne e quindi
a tutte le differenze; iniziative costanti con consultorio, ospedale
e scuole sulla salute delle donne.
E che non sia una lista
della spesa: la prima ottica di genere è la partecipazione e il
confronto costante con la città, nonché con le esperienze pugliesi
e non, con cui tanto si è costruito.
Pertanto mi piacerebbe, e
ho già parlato con qualcuna di noi, che questo blog organizzasse e
mettesse insieme, in autunno, esperienze già consolidate ed
esperienze che muovono i primi vagiti di best practises di genere per
ragionare insieme su come non lasciare solo sulla carta e
sull’inchiostro i diritti delle donne.
Intanto permettetemi di
essere molto felice: credo che esperienze come quella di Molfetta
abbiano molto da insegnare, di rimando, a tutte le forme della
politica, in una fase di profonda crisi della partecipazione. Per
dirla in commovente ovvio, la connessione sentimentale con il popolo
e con ciascuna persona. E che sia un felice addomesticamento.
Facciamoci gli auguri.
Francesca la Forgia - Avvocata
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